Le nuove frontiere della formazione aziendale

Le nuove frontiere della formazione aziendale
Le nuove frontiere della formazione aziendale.

Qualche giorno fa ho deciso di buttare giù una sorta di checklist con tutte le cose positive e negative di questi lunghi mesi di lockdown. Vi confesso che non è stato così semplice come mi sarei immaginato. E’ indubbio che l’essere “obbligati” a fare determinate cose (pensiamo alla formazione “a distanza”) può, almeno parzialmente, condizionare il nostro giudizio. Eppure, da inguaribile ottimista come sono, ritengo che, in questo caso, certe forzature abbiano in qualche modo concorso a fornirci una visione diversa della nostra quotidianità. Abbiamo imparato ad eliminare il superfluo o, quantomeno, a riconoscerlo come tale. Ci siamo resi amaramente conto che molte delle cose a cui eravamo abituati non sono poi così importanti.

I benefici dell’apprendimento misto

Se c’è una cosa, però, che dovremmo ricominciare a fare quanto prima è senz’altro ripristinare la formazione “in presenza. Delle interminabili riunioni in sala conferenze possiamo tranquillamente farne a meno ma, certamente, non della necessità di condividere con il prossimo il nostro patrimonio di conoscenze o, come dicono gli anglosassoni, il nostro know-how. L’abbiamo più o meno sperimentato tutti in questi mesi: le sessioni formative online sono senz’altro utili e fruibili ma – e questo è valido oggi come lo era prima dell’esplosione dell’emergenza Covid-19 – necessitano anche di una fase di “messa a terra” e di condivisione delle proprie conoscenze attraverso un linguaggio non solo verbale. Soprattutto in area Customer Service, dove lo sviluppo e la valorizzazione delle competenze relazionali è di imprescindibile rilevanza. Qualche tempo fa vi parlavo del Blanded Learning (o apprendimento misto) e dell’importanza di garantire costantemente il delicatissimo equilibrio fra sessioni di formazione a distanza” ed “in presenza. Ebbene, oggi dovremmo tornare quanto prima a quel modello di apprendimento che, in virtù di un intrinseco approccio olistico alla formazione, si è sempre dimostrato decisamente efficace e sostenibile.

In questa fase di squilibrio formativo (100% in remoto), non c’è stato tanto un problema di erogazione dei contenuti. Tutt’altro. Da un certo punto di vista, la formazione online ha garantito una trasmissione ancora più lineare di teorie e concetti. Il vero limite è invece rappresentato dall’apprendimento di queste conoscenze. In un processo formativo, oltre alla conoscenza in quanto tale, è indispensabile anche una fase di consolidamento di quanto si è appreso attraverso un confronto diretto con le persone con cui abbiamo condiviso un determinato percorso. Abbiamo, cioè, bisogno di quel contatto umano che nessuna tecnologia riuscirà mai a compensare.

La gestione della formazione durante l’emergenza sanitaria

Le aziende hanno saputo gestire il cambiamento dei modelli formativi richiesto dall’esplosione dell’emergenza sanitaria? A questa domanda ha cercato di rispondere Infojobs con un’indagine sulle modalità di gestione della formazione durante il lockdown. Secondo questo studio, il 52% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver offerto ai propri dipendenti corsi online mentre il 48% di esse di aver trasformato i corsi già previsti (in presenza) in forma online. E’ piuttosto significativo sottolineare che solo il 20% di queste aziende aveva già consolidato un sistema di e-learning prima dell’esplosione dell’emergenza sanitaria. Le aziende che non hanno proposto corsi per il personale (48% del campione), imputano questa scelta alla chiusura forzata per l’emergenza Covid-19 (32,5%), al fatto di prediligere la formazione tradizionale (25,6%) oppure perché non hanno attive politiche di formazione aziendale (21%).

Sebbene l’apprendimento a distanza sia stata una soluzione necessaria durante il lockdown, questo modello ha in qualche modo stimolato la riflessione delle aziende sul futuro della formazione. Oltre il 55% delle aziende ha infatti dichiarato di essere propenso ad adottare formazione a distanza perché considerata più efficace (25%), più conveniente (20%) oppure – udite udite – perché è la preferita dai dipendenti (11%). Tuttavia, è importante evidenziare che, per un buon 36,5% delle aziende interpellate, la modalità di apprendimento in presenza rimane prioritaria e che, per un esiguo ma preoccupante 8,5% del campione, nel prossimo futuro non saranno previsti ulteriori investimenti in formazione.

Conclusioni

Questi lunghi mesi di lockdown ci hanno senz’altro insegnato più di qualcosa. Da una parte, che non è più derogabile l’adozione di politiche di Continuous Learning per accrescere costantemente le competenze dei propri dipendenti e, dall’altra, che la tecnologia non può più essere considerata solo un’opzione. Sebbene, come vi accennavo prima, ho senz’altro qualche dubbio sulla qualità dell’apprendimento in modalità online (ai posteri l’ardua sentenza!), sono più che certo che, durante questa emergenza, sia incredibilmente cresciuta l’offerta e, di conseguenza, anche la potenziale accessibilità ad un numero sempre maggiore di corsi e percorsi formativi indispensabili per la nostra crescita esistenziale e professionale.

Per questo dovremmo essere infinitamente riconoscenti nei confronti dell’innovazione tecnologica, senza la quale sarebbe stato del tutto impossibile mantenersi attivi anche in momenti così difficili come quelli appena trascorsi. “Ritornare alla normalità” non basta più. Abbiamo bisogno di una “nuova normalità. Dobbiamo puntare ad un cambiamento radicale delle nostre abitudini, integrando in maniera puntuale e ragionata ciò che abbiamo difficilmente imparato in questi mesi.

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