Emergenza Covid-19: la Fase 2 dello Smart Working

Emergenza Covid-19: la Fase 2 dello Smart Working
Emergenza Covid-19: la Fase 2 dello Smart Working

Ad oggi non c’è ancora nulla di deciso. E’ bene puntualizzarlo fin da subito. La task force guidata da Vittorio Colao (ex-CEO di Vodafone e manager di lungo corso) sta infatti ancora lavorando sulla strategia da adottare non prima del 4 Maggio (ultimo giorno di lockdown) per far ripartire il paese in maniera sicura e sostenibile. Secondo le prime indiscrezioni, le opzioni al vaglio sarebbero molteplici e riguarderebbero, ovviamente, ogni settore industriale, dalla manifattura ai servizi alla persona, passando per edilizia e trasporti. Una cosa, però, è certa: la cosiddetta “Fase 2” sarà differenziata e, quindi, scaglionata a seconda del tasso di rischio stimato.

Per quanto riguarda le aziende, pare che alla base della strategia ci sarebbe l’intenzione di puntare sullo Smart Working come principale strumento per ripartire in sicurezza. Non solo. Sembrerebbe, infatti, che tale strategia prevederebbe l’obbligo, da parte delle aziende, di adottare il Lavoro Agile in tutti i dipartimenti in cui sia potenzialmente possibile, nel rispetto ovviamente delle specifiche mansioni di lavoro. Sebbene non sia ancora stato stabilito il numero massimo di dipendenti ammessi per sede, al di sotto di una certa soglia, lo Smart Working rimarrebbe facoltativo. Le aziende che decidessero di non adottare tale modalità organizzativa, sarebbero comunque chiamate a garantire la sicurezza dei lavoratori mediante distanziamento sociale ed ingressi scaglionati delle proprie risorse. Staremo a vedere.

Il grande impegno messo in campo nelle ultime settimane da buona parte delle aziende del comparto Customer Service e Contact Center (sia in house che in outsourcing), tornerà senz’altro utile durante la “Fase 2”. Per certi versi, queste aziende saranno in grado di affrontare la ripartenza con maggiore slancio in quanto, prima di altre, hanno dovuto ma anche saputo gestire l’emergenza.

Che i lavoratori siano già largamente orientati a lavorare in Smart Working anche in fase post emergenziale non è una novità. Tra i diversi sondaggi di queste ultime settimane, è abbastanza significativo quella condotto da IZI in collaborazione con Comin & Partners, secondo il quale ben un terzo degli italiani rinuncerebbe a parte dello stipendio pur di continuare a lavorare da casa. La vera discriminante sarà la produttività. Se si manterrà su livelli quantomeno accettabili, come stimato anche in una recente indagine dal Club CMMC, a fronte di un cospicuo risparmio in termini logistici ed infrastrutturali, le aziende non esiteranno ad adottare con piacere questo modello organizzativo anche dopo l’emergenza. Anche in questo caso, staremo a vedere.

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